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Adler e il sentimento di inferiorità

  • dott. Flavio Pizzamiglio
  • 29 ott 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 1 giorno fa


Ad oggi il senso di inferiorità è nel gergo comune e capita di sentirlo o utilizzarlo riferendosi a una persona, ma dove deriva?



una scacchiera con sopra un pedone bianco e una regina nera


Il senso e il sentimento di inferiorità sono dei concetti strettamente adleriani che comincia a prendere forma nel lontano 1907 per poi evolvere pian piano ed entrare anche nell'uso comune anche se pochi sanno da dove derivino e in che contesto sono nati, ma cosa dice Adler a riguardo e a cosa ci serve?

Vediamo una breve introduzione a questo concetto che riprenderemo in seguito.



Cos'è il sentimento di inferiorità?


Possiamo definire il sentimento di inferiorità come una percezione soggettiva della spiacevole esperienza che ognuno fa della propria inadeguatezza legata a ad altri o a una situazione.


Per spiegarci meglio e approfondire questa definizione vediamo nello specifico questi termini.

Innanzitutto il termine inferiorità, che non determina un valore assoluto ma sempre qualcosa in relazione a qualcos'altro, quindi l'inferiorità è percepita nel momento in cui ci confrontiamo con una situazione o una persona a cui ci sentiamo inferiori, inadatti, inadeguati.

In modo simile, il termine sentimento è utilizzato per indicare che l'inferiorità non è oggettiva, non è un dato di fatto concreto o assoluto (anche se in alcuni casi potrebbe esserlo), ma che proviene da una nostra percezione, da una visione che è nostra e completamente soggettiva.


Ad esempio, un ragazzo che tutti concordano essere molto bello, potrà vedersi allo specchio brutto perchè secondo la sua percezione un compagno di classe ha dei tratti che lui considera come standard di bellezza, sminuendo invece le proprie caratteristiche.



Cosa origina il sentimento di inferiorità?


Il sentimento di inferiorità è parte intrinseca dell'essere umano e quindi di ognuno di noi.


Prima di nascere il bambino nel ventre della madre si sente al caldo, al sicuro e tutti i suoi bisogni vengono soddisfatti. Durante il parto, quando viene espulso, si trova in un ambiente diverso, rispetto a prima freddo e ostile, deve cominciare a respirare in autonomia, inoltre si ritrova incapace di badare a sè stesso e qualcuno per lui deve prendersene cura, mostrando così il primo assaggio di sentimento sociale.


Se pensiamo al parto di altri mammiferi animali un cucciolo è in grado di camminare e correre già dopo pochi minuti o poche ore, per essere in grado di scappare dai predatori e se non ne fosse in grado morirebbe.


Da da appena nato, quindi, un bambino si trova in una condizione di inferiorità rispetto al mondo, ma ancora non si può parlare di sentimento di inferiorità in quanto manca il fattore soggettivo, si parla dunque di senso di inferiorità, ovvero una sua versione primitiva.


Crescendo il bambino comincerà a confrontarsi col mondo, prima coi genitori, poi coi fratelli o con i pari, e nei primi anni di vita (Adler parla entro i 5 anni) svilupperà il proprio sentimento di inferiorità in base alle proprie esperienze e al modo in cui le interpreterà secondo la sua personale prospettiva. Allo stesso modo svilupperà tutta una serie di strumenti per superarlo in maniera più o meno adeguata (ma di questi ne parleremo negli appuntamenti successivi).


Un esempio che lo stesso Adler racconta è che essendo rachitico, e costretto a stare fermo, si trovava a osservare il fratello che invece poteva giocare e correre libero. Così lui si sentiva inferiore, debole e fragile rispetto al mondo e al fratello che invece era percepito come forte e vigoroso.



Il sentimento di inferiorità può essere sbagliato?


Il sentimento di inferiorità come è stato detto è una cosa intrinseca nell'essere umano, fa parte della nostra natura e possiamo definirlo come fisiologico.


Il sentimento di inferiorità in termini sani si presenta come una sfida da affrontare e superare. Infatti, così come abbiamo in noi un sentimento di inferiorità che viene ravvivato, questo genera anche un'aspirazione alla superiorità, che ci spinge a eleverci al di sopra di quell'inferiorità per sentirci al sicuro, soddisfatti e tranquilli.

Così facendo continuiamo a migliorarci, superando paure, pericoli, dispiaceri, lutti, preoccupazioni e costrizioni sociali, affrontandoli con coraggio e fiducia.


Il sentimento di inferiorità in termini patologici, viene vissuto in maniera passiva e timorosa. Invece che affrontare ciò che ci fa sentire a disagio per superarlo, lo evitiamo, oppure lo affrontiamo in maniera disfunzionale finendo per ritrovarcisi immersi. In questo caso è più la paura della sconfitta che la volontà della vittoria.

In questo modo invece che essere superato, generando soddisfazione e piacere, il sentimento di inferiorità viene confermato continuamente, cronicizzandosi e sviluppando così quello che viene definito complesso di inferiorità.

Secondo la psicologia individuale di Adler, il complesso di inferiorità è ciò che sta alla base di ogni patologia.



Conclusione


Il sentimento di inferiorità è una percezione soggettiva che rimanda a un'immagine di noi come inadeguati. La maniera sana di viverlo è cercando di superarlo in maniera attiva, costruttiva e diretta, con fiducia e coraggio.

Se invece lo evitiamo, o cerchiamo di prendere delle scorciatoie, questo si cronicizza, rischiando di sviluppare un complesso di inferiorità che ci provocherà un disagio psicologico più opprimente.

Il sentimento di inferiorità è una base del pensiero adleriano da cui si diramano altri importanti concetti che vedremo in seguito.




E tu cosa ne pensi del pensiero di Adler?


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A cura dello psicologo a Brescia e online, dott.Flavio Pizzamiglio






 
 
 

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