Quante volte vi è capitato di perdersi senza sapere dove andare?
Vi è capitato di rimanere senza navigatore?
Quali sono le implicazioni di questa nostra banale abitudine?
Smartphone alla mano, la strada non è più un problema. Infatti, non importa in che luogo siamo diretti, impostiamo il navigatore e abbiamo letteralmente in mano il tragitto, il tempo di percorrenza, il traffico e ogni sorta di personalizzazione. Solo vantaggi.
Per stimolare la riflessione però viene da chiedersi: tutto questo può avere delle ripercussioni sul nostro modo di ragionare? Può impattare sul nostro concetto di viaggio, di città, di spazio?
Perdersi e Google Maps: è sempre stato così?
Per quelli che sono cresciuti senza uno smartphone sarà normale ricordare che prima di andare da qualche parte si doveva ricercare quel posto sugli atlanti, sulle cartine stradali e l'immancabile tuttocittà rigorosamente in due copie: una a casa di consultazione e una in macchina in caso di emergenza.
Per chi guidava era normale conoscere i nomi delle vie a memoria, così come studiarsi il percorso prima di farlo o segnarsi a penna il tragitto. Nonostante questo era normale sbagliare strada, girare una via prima o una dopo e trovarsi fuori rotta.
Questo però permetteva di fermarsi, cercare di capire dove si fosse finiti e correggere la traiettoria. In maniera incidente permetteva di conoscere nuove zone della città poco frequentate e fuori dalle zone principali, a volte zone losche da evitare, a volte posti interessanti e particolari, magari con qualche negozio o ristorante curioso.
Insomma, c'era spazio per l'errore (magari arrivando in ritardo e perdendo un appuntamento importante, certo...), c'era spazio per crescere, fare esperienza dei luoghi e di sé stessi, mettersi in viaggio (lungo o corto) era un modo per testare la memoria, senso dell'orientamento, vista, intuito, capacità di improvvisare, di mantenere i nervi saldi.
Banalmente girare per i vicoli storici della città pensando di prendere delle scorciatoie poteva finire per essere una mini avventura.
Perdersi oggi: è ancora possibile con Google Maps?
Oggi chi è che non usa google maps o un altro navigatore per spostarsi? Certo per quelle strade vicine o che si percorroro spesso può non servire, ma già per uscire in un qualche ristorante a cena diverso o luogo nuovo, il cellulare è lì fisso sul cruscotto con la strada più veloce impostata.
Da un certo punto di vista questo è un vantaggio: avere il percorso giusto, con la strada più veloce è ciò che vorremmo sempre avere. Questo però ci toglie la possibilità di godere (o soffrire) del viaggio, che costandoci tempo potremmo imparare a trarne qualcosa invece che relegarlo a una scocciatura a cui siamo obbligati mettendo il pilota automatico.
Come per un precedente articolo, davvero ottimizzare è l'unica strada percorribile?
Se possiamo ammettere che per fare tragitti brevi o quotidiano chiaramente la questione è secondaria e vale la pena risparmiare più tempo possibile, per tutte le nostre uscite di piacere ritornare a scegliere il proprio itinerario non solo per velocità ma secondo nostri parametri è una scelta possibile.
Evitare un'autostrada, prendere una strada meno conosciuta, non per forza nei tragitti in macchina, anche a piedi passeggiando, scegliendo un vicolo mai battuto, esplorando la propria città, riappropriandosi della scelta del proprio percorso (Se sei interessato alla psicogeografia leggi l'articolo).
Perdersi oggi: tra google maps e cosiddetti guru
Se abbiamo detto che i nostri tragitti dal punto A al punto B sono decisi da google maps, la riflessione che occorre farsi è: per tutti gli altri aspetti della vita chi è che decide le nostre scelte?
Scegliamo quello che piace a noi o quello che piace agli altri? Scegliamo secondo il nostro giudizio o lasciamo che i giudizi degli altri ci guidino per strade che pensiamo più giuste? Quando non sappiamo scegliere come facciamo?
Ogniqualvolta evitiamo una scelta, appaltandola a qualcuno che la faccia per noi, perdiamo pian piano la capacità di decidere per noi. Nella vita capita a tutti prima o poi di essere messi di fronte a una scelta che solo noi possiamo fare, ma come facciamo a prenderla in maniera consapevole se siamo abituati a delegare a qualcun altro?
Capita di arrivare ad affidarsi a estranei, a guru, a santoni o spesso a truffatori o malintenzionati che approfittano di questa debolezza, spacciando soluzioni semplici e di saper gestire le nostre scelte.
Spesso è proprio in occasioni in cui si manifesta quest'incapacità di prendere queste decisioni cruciali che emergono sintomi come ansia, depressione, attacchi di panico, bassa autostima... Ma questa situazione non ne è la causa, ma solo un evento che rivela un disagio latente e trascinato. Vale la pena riflettere e ritrovare la capacità di agire sulla propria esistenza in maniera consapevole.
E tu cosa ne pensi? Hai mai provato a spostarti senza navigatore?
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A cura dello psicologo a Brescia e online, dott. Flavio Pizzamiglio
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