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La FoMO e il senso del tempo


Spesso sentiamo dire che il mondo di oggi va sempre più veloce e che dobbiamo tenerci al passo coi tempo. Ma è davvero così? Il tempo sta accelerando o è una nostra percezione?



delle strade illuminate dalle scie delle macchine che vanno veloci


Vi è mai capitato di guardare i social media e pensare che tutti hanno una vita intensa, piena di esperienze fantastiche mentre la vostra è noiosa? O ancora, di essere fuori per una bella serata, ma proprio non riuscire a staccarvi dal cellulare per controllare cosa fanno gli altri?



Cos'è la FoMO?


Ultimamente si sente spesso citare la FoMO, un'acronimo che sta a significare Fear of the missing out, traducibile come l'ansia di essere esclusi (dalla propria rete sociale, specialmente da eventi ed esperienze).

Il termine è stato coniato da Patrick J. McGinnis nel 2004 e da allora si è diffuso sempre più, soprattutto in relazione a giovani e social network.


Si cerca di stare aggiornati sull'ultimo episodio della serie tv di tendenza, di comprare l'ultimo videogioco, di stare alla moda con i vestiti, la musica...


Nel concreto può manifestarsi in un utilizzo maniacale dei social come tentativo di ridurre quest'ansia cercando di mantenersi informati e "partecipare" virtualmente, oppure manifestando vari sentimenti come frustrazione, rabbia, invidia, tristezza, inadeguatezza rispetto al pensiero delle vite vissute dai conoscenti.

Si rischia di sentirsi sempre più isolati e soli, fino a credere di non essere all'altezza delle aspettative e di star sprecando la propria vita, il proprio tempo, di star rimandendo indietro rispetto agli altri.



"E se rimango indietro?"


Come è stato detto una grande paura, soprattutto negli adolescenti, è di essere esclusi dai propri pari e di essere lasciati indietro, di non star facendo abbastanza.

Sicuramente i social network ci espongono a una gran quantità di informazioni (non sempre autentiche), così come siamo indotti a pensare che se qualcosa non è online, non è fotografato e registrato, non è postato o instagrammato, non esiste; ma il paradosso è che più stiamo a scrollare meno effettivamente stiamo vivendo esperienze.


Cosa potrebbe succedere su non fossimo al passo coi tempi? Se non seguiamo l'ultima serie tv uscita? Se non postiamo quello che stiamo facendo o se non visualizziamo tutte le storie dei nostri amici in tempo?

Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere?


Tutte queste domande potrebbero porre forse un'ulteriore paura, ma forse ci stiamo ponendo le domande sbagliate. Potremmo invece chiederci: che prezzo stiamo pagando? Oppure: Che cosa ci stiamo perdendo?



Ritrovare il proprio tempo in un percorso psicologico


Una delle cose che accadono in un percorso psicologico è che, ritrovandoci in uno spazio neutro che non ci chiede altro di essere semplicemente noi stessi senza alcuna aspettativa, possiamo ascoltare ciò che abbiamo da dire. Possiamo capire ciò che vogliamo senza dover stare alle imposizione del nostro contesto sociale, ma ancora più importante è che abbiamo la libertà di procedere alla nostra velocità, al nostro ritmo, al tempo di cui abbiamo bisogno.


Nessuno spazio psicologico è una gara, ma anzi è una scuola di cooperazione; è la possibilità di poter fare un incontro autentico con un altro da sè pronto a incontrarci, senza metterci fretta, senza dover correre, ma invece seguendo il tempo necessario.



Possiamo ri-trovarci anche fuori?


Se è vero che il ritrovare il proprio ritmo e il proprio senso del tempo in un percorso psicologico è facilitato, è anche vero che è possibile farlo anche al di fuori di tale prassi.


Si potrebbe pensare che i social network a questo punto siano il male, però non è così. Questi mezzi ci permettono effettivamente di comunicare in maniera rapida, e postare una foto o una storia, può essere anche una maniera positiva di condividere dei momenti con i nostri amici, comunicare timidamente al mondo che "ci sono anch'io".


Per Adler una componente fondamentale dell'uomo è il sentimento sociale (se vuoi approfndire leggi l'articolo), e il comunicare coi social è sicuramente un modo per sentirsi parte di un gruppo e rimanere in contatto.

Ciò che però ricerchiamo è un vero contatto con gli altri, uno stare insieme e dei momenti di condivisione di emozioni, sensazioni e vicinanza.



In conclusione


Ricordiamoci perciò che possiamo condividere i nostri momenti sui social, ma senza fretta. Più importante che correre e arrivare primi, guardare l'ultima puntata appena uscita, finire l'ultimo gioco di tendenza, dover fare più esperienze possibili; più importante di queste cose c'è il godersi ciò che ci piace fare e, ancor di più, fare ciò che ci piace insieme alle persone per noi importanti.


E tu cosa ne pensi? Riesci a prenderti il tuo tempo?



Se siete interessati a ciò che offriamo visitate il nostro sito www.gianoinsight.it




A cura dello psicologo a Brescia e online, dott. Flavio Pizzamiglio






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