Le otto montagne è un film del 2022, ma cosa può dire di noi, perchè parlarne in un articolo di psicologia?
Sono tante le tematiche, oltre della vita di montagna, che questa pellicola ogni volta suscita e per certi versi sentiamo di non aver esaurito adeguatamente, così invece che raccontare del fim, verranno accennate solo alcune tematiche nella speranza di dare nuovi spunti a chi ha già potuto visionarlo o invogliare chi ancora non l'ha visto.
Le otto montagne: L'eredità
Il primo grande tema del film è il significato dell'essere genitori e dell'essere figli.
Una delle prime suggestioni che ci viene proposta è questa figura del padre (di Pietro) che man mano viene approfondita, rivelando le varie sfaccettature della vita un uomo che ci appare banale, eppure, come ogni vita, complessa e articolata, fatta di sicurezze e di fragilità, di sogni, di illusioni, di problemi e di speranza.
Come viene visto un padre, viene anche mostrata l'assenza di un padre (di Bruno), di un padre sullo sfondo, manesco, ubriacone, rude e "lavoratore".
Entrambi i padri hanno lasciato qualcosa in eredità ai figli, ma cosa?
Sia Bruno che Pietro litigano col proprio padre, e poi quando un evento mette in moto la vicenda entrambi si chiedono: che progetti abbiamo per il futuro?
Questa domanda scatena qualcosa che riguarda il proprio passato e la figura dei padri: uno la vivrà passivamente, mentre l'altro andrà alla ricerca di quella testimonianza che non era stato in grado di cogliere da bambino.
Quindi, cosa significa essere figli? Cosa si deve fare con la propria vita? Come si mette a frutto l'eredità, la testimonianza che ci hanno lasciato e la propria esistenza?
Le otto montagne: Trovare il proprio posto
Un altro tema espresso nel film riguarda il capire chi si vuole essere, cosa fare, trovare il "proprio posto nel mondo".
I personaggi riescono a trasmettere bene questo messaggio seguendo strade diverse e rappresentando scelte differenti che aprono a profonde considerazioni.
Principalmente potremmo interpretare 3 diverse posizioni:
La prima, del padre di Pietro, è una posizione di compromesso "a ogni stagione di leggerezza doveva seguirne una di gravità". Da una parte la vita di città, in cui la scienza che ha studiato è al servizio del lavoro, del dovere, della famiglia; dall'altra la vita in montagna, come rifugio, con la scienza come studio della natura, vacanza come libertà dai doveri.
La seconda posizione è quella di Bruno, che non conoscendo altro che la montagna ne fa il suo posto. Da un lato si sente a casa, dall'altro ne viene soffocato, non riuscendo ad andare oltre alla propria visione e alle proprie credenze, non riesce ad evolvere, cambiare e adattarsi, gettando al vento alcune possibilità a cui tiene.
Infine, l'ultima posizione è quella di Pietro, che vuole emanciparsi dal padre "io non sarò mai come te", abbandonando ciò che conosce per ritrovarsi disperso e allo sbando esistenziale. Proprio questa situazione però gli permette di ripercorrere i suoi passi e quelli di suo padre per ritrovare la propria dimensione, sia rispetto alla montagna, sia rispetto alla vita. Riesce a mettersi in un condizione di dubbio, di ricerca, di apertura e di ascolto.
Le otto montagne: Il ruolo del sentimento sociale
Come solito su questo blog citiamo Adler e il suo concetto di sentimento sociale, che egli definiva come il termostato dell'igiene mentale di un individuo.
Bruno, inizialmente è coinvolto in alcune relazioni che lo nutrono e lo sostengono, infatti in questo periodo è felice, ha sogni, idee, progetti, invenzioni per la casa. Quando cominciano i problemi per lui, si rivelano le sue fragilità e invece che aprirsi agli altri, alla famiglia e agli amici, si chiude cercando di fare in modo che i suoi sogni, la realtà che conosce e che ha costruito non si strappino nelle sue mani. Proprio questo movimento di chiusura è però quello che lo condannerà.
Invece che trovare delle posizioni di compromesso fra ciò che conosce (la vita di montagna) e ciò che comporta dei rischi e delle incertezze (la vita con la famiglia), opta per la propria sicurezza, rifugiandosi in montagna e rifiutando la realtà, chiudendosi agli altri e alle possibilità.
La tragicità del personaggio di Bruno sta proprio nell'inconsapevolezza delle sue scelte. Se da un lato è vero che è nato in un contesto che non gli ha permesso di nutrire il suo sentimento sociale e di avere contatti ricchi e intensi, Bruno fin da subito sceglie di confinarsi sulla propria montagna, escludendo la possibilità di qualcos'altro. Questi limiti autoimposti finiscono per essere dei muri che soffocano e che schiacciano, riducendo non solo le nostre prospettive ma la nostra libertà.
Per quanto riguarda Pietro, il suo percorso parte dalla rottura con la sua famiglia, ma è possibile vederlo già inserito tra lavoro e amici, che benché sia una situazione temporanea e assorbita dalla mondanità piuttosto che da obiettivi concreti, mostra la capacità di costituire legami e una propria rete di sostegno.
Quando Pietro e Bruno si ritrovano, Pietro ha la capacità di mettersi in discussione con umiltà, senza invidiare Bruno per le sue competenze o esperienze, ma mettendosi in relazione genuinamente con lui, senza invidie o rancori. Nel suo sentirsi perso, riparte dalle sue relazioni: la madre, con cui aveva ancora alcuni piccoli contatti a cui chiede del padre; il padre, che ne riprende i percorsi in montagna, seguendone le tracce della vita e della sua testimonianza; dagli amici, che cerca di riunire in montagna con Bruno, così come le persone che incontra nelle sue escursioni e infine, una volta pronto, con la sua compagna.
Il personaggio di Pietro è un personaggio che, contrariamente a quello di Bruno, riesce a stare a contatto con il mondo. Per rispondere ai propri bisogni riesce ad aprirsi e ad ascoltare e per questo riesce a trovare ciò di cui a bisogno. La parte fondamentale dell'apertura sta nella capacità di integrazione, riuscire a integrare il vecchio col nuovo, integrare relazioni e prospettive, necessità e possibilità.
In conclusione
Sono tante le tematiche e le emozioni che questo film suscita. Abbiamo deciso di affrontare 3 temi che crediamo importanti sia dal punto di vista psicologico che umano. L'eredità, come lascito a chi viene dopo di noi, non è sempre qualcosa di materiale, ma più spesso è qualcosa di intangibile, di culturale ed emotivo.
Il trovare "il proprio posto nel mondo", dovrebbe essere la nostra missione di figli, per mettere a frutto la nostra vita, ma non significa trovare un luogo fisico, ma relazioni e interessi che ci nutrono e ci fanno stare bene permettendoci ci affrontare i problemi che la vita ci pone. Infine, il sentimento sociale come chiave di lettura della realtà, ancora una volta sottolineando l'importanza di creare legami solidi e positivi.
E tu cosa ne pensi? Hai già guardato questo film?
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A cura dello psicologo a Brescia e online, dott. Flavio Pizzamiglio
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